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A che punto è la digitalizzazione della nostra economia?

L’Italia si colloca al 25° posto fra i 28 Stati membri dell’UE nell’indice di digitalizzazione dell’economia e della società. Sebbene l’offerta di servizi pubblici digitali sia alto, il loro utilizzo resta scarso. Così come esiguo è l’utilizzo di tecnologie da parte delle imprese e basso il livello di competenze digitali dei lavoratori.

Per quel che riguarda il processo di digitalizzazione, la posizione dell’Italia non è delle migliori. L’edizione 2020 dell’indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI), colloca il nostro Paese al 25° posto sui 28 Stati membri dell’UE. Nonostante l’Italia sia pronta al 5G e offra numerosi servizi pubblici digitali, sussistono significative carenze del capitale umano.

Il numero di specialisti e laureati nel settore TIC è molto al di sotto della media europea e solo il 74% degli italiani utilizza Internet abitualmente. I livelli di competenze digitali dei cittadini sono dunque molto bassi e, analogamente, le imprese presentano ritardi nell’utilizzo di tecnologie evolute come cloud e big data e nell’adozione del commercio elettronico.

La digitalizzazione in Italia

I negativi dati del DESI, tuttavia, potrebbe cambiare presto. Negli ultimi anni l’attenzione della politica verso il potenziamento della digitalizzazione dell’economia e della società italiane è esponenzialmente cresciuta. Prova ne è l’istituzione di un nuovo Ministero per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione, fautore del piano quinquennale Italia 2025 per un “processo di trasformazione strutturale e radicale del Paese”. A ciò si aggiunge il Piano Nazionale Impresa 4.0, volto a favorire l’innovazione e gli investimenti verdi nelle PMI.

Connettività

Rispetto al 2018, la diffusione complessiva della banda larga fissa è aumentata di un punto percentuale. Oggi, con un punteggio complessivo in termini di connettività pari a 50,0, l’Italia si colloca al 17° posto tra gli Stati membri dell’UE. La diffusione della banda larga fissa è passata dal 9% del 2018 al 13% del 2019; stabile quella della banda larga mobile (89 abbonamenti ogni 100 persone). Dati che, in generale, si posizionano al di sotto della media europea. Ben al di sopra della media è invece la preparazione italiana al 5G e la politica dei prezzi, dove il punteggio italiano è di 73 a fronte di una media UE di 64.

Capitale Umano

Il DESI posiziona l’Italia all’ultimo in Europa per quanto riguarda la dimensione del capitale umano. Solo il 42% degli italiani di età compresa tra i 16 e i 74 anni possiede almeno competenze digitali di base (58% nell’UE) e appena il 22% dispone di comptenze digitali superiori a quelle di base (33% nell’UE). La percentuale di specialisti TIC, sebbene sia aumentata raggiungo il 2,8%, resta al di sotto della media UE del 3,9%. Solo l’1% dei laureati in Italia lo è nel settore TIC, il dato più basso nell’UE e gli specialisti TIC donne rappresentano appena l’1% del totale delle lavoratrici.

Uso dei servizi Internet

Il basso riflesso delle competenze digitali è riflesso dallo scarso uso dei servizi Internet, ben al di sotto della media UE. Il 17% delle persone che vivono in Italia non ha mai utilizzato Internet. Chi naviga in rete, lo fa per ascoltare musica, guardare video o giocare. Seguono le attività di videochiamate, lettura di notizie e utilizzo dei social network. Le attività meno diffuse sono quelle di corsi didattici online e vendite. Dati analoghi agli anni precedenti. L’unica attività online ad aver subito un incremento è quella delle videochiamate, utilizzate dal 65% degli utenti Internet.

Integrazione tecnologie digitali

In ambito di integrazione di tecnologie digitali, l’Italia si colloca al 22° nell’UE. Ad ampliarsi è soprattutto il divario tra l’Italia e l’UE per quanto riguarda il commercio elettronico. Solo il 10% delle PMI italiane, infatti, vende online e appena il 6% effettua vendite transfrontaliere in altri Stati. Sale al 22% la percentuale di imprese che utilizza i social media (vicina alla media UE del 25%). Mentre resta stabile l’utilizzo dei servizi cloud, adottati dal 15% delle aziende. Più elevato della media, invece, il ricorso alla condivisione elettronica delle informazioni, attuato dal 35% delle imprese.

Servizi pubblici digitali

Il DESI colloca l’Italia al 19° per quanto riguarda i servizi pubblici digitali, la stessa posizione occupata nel 2019. Posizione che porta il Paese al di sotto della media europea, nonostante le buone prestazioni nell’ambito di offerta di servizi digitali e di Open Data. Ben di sopra dell’UE, tuttavia, il livello di completezza dei servizi online offerti dallo Stato. La scarsa posizione in questo campo è dovuta, più che altro, allo scarso livello di interazione online tra le autorità pubbliche e il pubblico in generale. Solo il 32% degli utenti italiani online, infatti, usufruisce attivamente dei servizi di e-governement.

 

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