Internet Of Things, Big Data Analytics, Intelligenza Artificiale e modellazione: l’innovazione digitale al supporto del Facility Management. Anche questo settore si sta attrezzando per competere nell’universo dell’Impresa 4.0
Il business 4.0 oggi corre a ritmi senza precedenti e per mantenere i livelli di competitività richiesti deve necessariamente poggiare su strutture solide e performanti. Negli ultimi anni, le imprese vincenti sono sempre più legate alla capacità di gestire gli edifici e gli spazi secondo i criteri di efficienza e innovazione. Da qui deriva la crescente importanza del facility management come acceleratore dello sviluppo imprenditoriale e di interessi finanziari che si estendono oramai anche fuori i confini nazionali.
Un’occasione di rinnovamento
Per il mondo delle facility, la digitalizzazione rappresenta un’occasione di rinnovamento che non va sottovalutata. Ma bisogna constatare che la capacità di cogliere questa opportunità, da parte degli addetti al settore, non appare così scontata. Come per qualsiasi altro comparto, applicare i nuovi strumenti al facility management significa trasformare i processi a monte ed essere pronti a un profondo cambio culturale: in pratica, occorre la capacità di uscire dalla comfort zone per seguire altri paradigmi operativi e organizzativi.
L’innovazione presuppone, quindi, la volontà di mettersi in gioco e superare le sfide, non può essere ridotta alla semplice implementazione della tecnologia ma piuttosto riguarda una trasformazione della strategia aziendale. Solo così l’utilizzo di soluzioni IoT, analitiche e AI possono risultare decisive e profittevoli nelle attività del facility manager.
Il ruolo del facility manager
Il manager è al centro di questo cambiamento tecnologico e organizzativo. È il responsabile che vigila sulla progettazione dei servizi, l’implementazione e la manutenzione degli edifici, compresi gli impianti e le attività a supporto (ad esempio, l’approvvigionamento di gas ed energia oppure la portineria e la ristorazione). Sa che il suo lavoro lo porta a dover mantenere elevati gli standard qualitativi delle strutture perché soddisfino le esigenze aziendali in modo ottimale e efficiente, minimizzando i costi. Sulla spinta di trend tecnologici quali Internet Of Things, Big Data, Intelligenza Artificiale, oggi ha anche a disposizione dei nuovi strumenti digitali che permettono di migliorare i processi di gestione sotto il profilo dell’efficienza, della qualità e della velocità.
L’Internet Of Things rientra a buon diritto tra i fattori rivoluzionari del facility management, promettendo un contributo sostanziale in settori come il controllo delle risorse energetiche e la gestione degli impianti industriali.
Grazie ai sensori applicati su macchinari e oggetti all’interno delle strutture lavorative (fabbriche, uffici, magazzini e così via), il facility manager è in grado di ottenere una serie di informazioni utili alla gestione degli edifici e dei servizi connessi. Tra i più performanti ci sono, ad esempio, i dati relativi alle condizioni ambientali, allo stato di salute delle macchine, al consumo di elettricità, alle eventuali anomalie di funzionamento.
Numeri in aumento per l’IoT
I miglioramenti derivanti dall’Internet Of Things sono oggi ampiamente riconosciuti, come dimostrano i numeri di un mercato fortemente in espansione. Secondo l’Osservatorio del Politecnico di Milano, il settore IoT italiano nel 2019 ha registrato un valore di 6,2 miliardi di euro, con un’impennata del 24% rispetto all’anno precedente (la crescita media nei Paesi Occidentali è compresa fra il +20% e il +25%).
Ma la criticità più evidente del processo consiste nella seria incapacità di districarsi dalla sovrabbondanza di informazioni e nel sapere effettuare un’idonea selezione dei dati pertinenti, eliminando quelli non necessari. Dalla qualità e dalla rilevanza delle informazioni dipende infatti la bontà dei risultati analitici. Infine, per sfruttare con successo i Big Data, i facility manager dovranno sviluppare non solo le competenze tecniche per utilizzare i nuovi strumenti, ma anche una vera e propria cultura analitica ovvero una propensione all’uso intensivo delle informazioni a supporto di qualsiasi decisione aziendale e professionale.
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