Non solo incentivi per il Piano Transizione 4.0. Nell’ambito del Recovery Plan italiano, il Governo si occuperà anche di digitalizzazione, soprattutto tramite la promozione di nuovi ed evoluti ecosistemi di innovazione. L’obiettivo è quello di aumentare la competitività delle imprese nazionali, da raggiungersi tramite il rafforzamento delle relazioni tra aziende, università e Pubblica Amminsitrazione
Saranno 30 i miliardi di euro che finanzieranno il piano Transizione 4.0 dedicato alle imprese. Lo ha annunciato il ministro allo Sviluppo Economico Stefano Patuanelli. In apertura degli Energy Talk organizzati dal Corriere della sera e Rcs Academy, il Ministro ha definito come «una grande sfida» il processo che porterà le imprese italiane verso modelli di business sostenibili.
«Abbiamo risorse importanti che arrivano dall’Europa e che dobbiamo investire in poche misure efficaci. Per questo abbiamo previsto Transizione 4.0, l’evoluzione del piano Industria 4.0 su un arco pluriennale». Le ulteriori risorse serviranno a implementare le aliquote di detrazione, così da incentivare gli investimenti d’impresa e ampliare lo spettro dei beni soggetti ad agevolazioni all’interno del pacchetto 4.0, beni materiali e immateriali, che si aggiungono a quelli strumentali tradizionali. «C’è poi – ha aggiunto Patuanelli – un pacchetto relativo al credito d’imposta per ricerca & sviluppo e design, oltre a quello relativo all’innovazione nella formazione del personale e degli imprenditori stessi».
Gli incentivi del Piano Transizione 4.0
A comporre il piano Transizione 4.0 sarà un mix di interventi tra cui la conferma di un credito di imposta rivolto a una più ampia platea, con incentivi su tre anni. Saranno, tuttavia, strumenti già esistenti il fulcro per il trasferimento tecnologico delle imprese italiane, come i Competence Center (CC) e i Digital Innovation Hub (Dih).
Il ruolo dei Competence Center
Ad oggi, sono otto i Competence Center attivi in Italia, suddivisi secondo criteri di specializzazione (robotica, automotive, aerospazio, agricolutura 4.0, cybersecurity, Big Data). Sei di questi sono attivi da circa un anno e mezzo, mentre il MedITech di Napoli e il Cyber 4.0 di Roma hanno iniziato a operare da quasi sei mesi. 126 i progetti di innovazione in corso, per un totale di 290 imprese coinvolte nei partenariati e 9 milioni già finanziati. Il bilancio attuale, dunque, è buono.
L’importanza dei Competence Center 4.0 risiede nella loro capacità di aggregare imprese, università e pubblica amministrazione attorno a piani di azione alla cui base c’è l’idea che a contare siano i processi digitalizzati e le competenze necessarie e governarli. Inoltre, l’utilizzo dei CC, garantisce l’affidabilità di una strategia che si appoggia su strutture e competenze già esistenti e dalla comprovata efficacia.
I Digital Innovation Hub di Confindustria
Sono state ben 15mila le imprese finora coinvolte nella rete dei Digital Innovation Hub di Confidustria. Organismo dell’ecosistema di innovazione che conta 22 soggetti distribuiti sull’intero territorio nazionale, attivi nel sensibilizzare, formare e accompagnare le aziende nella valutazione della propria maturità digitale. Ad oggi, le iniziative organizzate, tra seminari, incontri individuali e visite studio, hanno superato quota 700. Mentre più di 1000 sono i test di valutazione effettuati tramite lo strumento elaborato dal Politecnico di Milano per adottare un’unica modalità di monitoraggio della digitalizzazione delle aziende. I Dih, proiettati in una dimensione europea e attivi anche nell’ambito del programma Next Generation EU, già da aprile, collaborano con i Competence Center attraverso iniziative di condivisione sul territorio.
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