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Il futuro della manifattura, una questione di cultura

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Una manifattura Smart, efficiente e moderno, sarebbe un ottimo contributo per il sogno di un mondo Smart, con meno inquinamento e meno sprechi di risorse. Quali strategie per il settore-pilastro della nostra economia? 

Istituito per la prima volta nel 2011, il World Manufacturing Forum è la piattaforma mondiale di riferimento per comunicazioni da e sul manifatturiero. È l’occasione annuale per fare il punto sulla policy di settore e per dar voce alle richieste che le imprese rivolgono ai politici circa le azioni da intraprendere per continuare ad assegnare al comparto il tradizionale ruolo di traino produttivo ed economico.

Nell’edizione 2019, il Forum si è in maniera specifica occupato delle competenze del futuro, necessarie al settore manifatturiero di domani. 

Le 4 imprescindibili leve di vantaggio individuate dal WMF sono: 

  • investimenti e risorse finanziarie
  • attività di ricerca e sviluppo
  • una formazione al passo con i tempi 
  • nuovi tecnologie: Internet of Things (IoT), Artificial Intelligence, Robotics Process Automation, Machine Learning e Blockchain.  

Ma la rivoluzione industriale in atto è più culturale che tecnologica e individuare quali siano le skill irrinunciabili in futuro è fondamentale. Proprio per questo, trattando dell’impatto dirompente delle nuove tecnologie, ci si è interrogati sulle migliori iniziative attuabili sullo sviluppo delle competenze, cercando di mappare non solo le “New skills for future manufacturing”, ma anche le modalità con le quali a livello internazionale ci si possa organizzati per passare alla fattiva erogazione di competenze alle imprese. 

Nuove competenze per la nuova industria

Innovatori, imprenditori, manager, specialisti Hi-tech e studenti, impegnati a tracciare la rotta per lo sviluppo futuro della manifattura, italiana e internazionale, si sono concentrati in particolare su:  

  • reskilling dei lavoratori attuali mediante l’istruzione e la formazione dei dipendenti;
  • formazione della futura forza lavoro attraverso la scuola e la sinergia industria-amministrazione;
  • upskilling dei lavoratori a basso valore, riqualificandoli (compresi i lavoratori anziani);
  • iniziative per lo sviluppo delle competenze già messe in campo da industrie, governi e ONG.

Nella competizione internazionale servono regole chiare, precise, e uguali per tutti. Per le aziende italiane, lo scenario della competizione delle nostre aziende non è più l’Europa, ma il mondo”. Le aziende devono poter pianificare, fissare obiettivi, decidere investimenti. Pur valorizzando le risorse tecnologiche e dell’Industria 4.0, al centro del cambiamento deve restare il lavoratore in carne e ossa. Non si tratta soltanto di garantire un posto di lavoro ai giovani e ai disoccupati: il nocciolo della questione è prepararli adeguatamente per il mondo del lavoro. 

Augmented Reality, quasi un “IoT delle persone”

Il rapporto tra uomo e macchina, nella Realtà aumentata, appare sostanzialmente cambiato. Nelle aziende manifatturiere il contenuto di innovazione aumenterà, agevolando il lavoro degli operatori e dei tecnici in ambienti di lavoro stimolanti e pronti all’applicazione delle risorse tecnologiche in risposta a esigenze molto concrete, inclusive di ogni comparto aziendale, dalla Supply chain al Customer service alla robotica tradizionale e collaborativa.

All’interno delle imprese più dinamiche e innovative, facilitando analisi di produzione e manutenzione delle macchine, l’IoT sta già favorendo il passaggio da Smart product a Smart product connessi tra loro, e poi a Product system, un sistema di prodotto più allargato, per poi da qui passare a System of system, interi sistemi all’interno dell’azienda, interconnessi tra loro. 

La nuova Factory: dove la specie Smart segue il cambiamento

L’attesissimo appuntamento con il prossimo World Manufacturing Forum sarà focalizzato sull’intelligenza artificiale

Nel 2019, invece, la focalizzazione sull’aspetto ‘umano’ della trasformazione digitale ha portato ad evidenziare quattro fattori fondamentali per fare innovazione: 

  • investimenti; 
  • ricerca hi-tech;
  • formazione;
  • cambiamento culturale delle persone.

Investimenti e ricerca Hi-tech dovranno rispondere alle grandi questioni dell’impatto ambientale, che per esempio nel settore chimico e petrolifero sono imprescindibili. Dal momento che la Digital Transformation tende a garantire strategie e strumenti atti a ridurre gli sprechi e l’impatto inquinante della produzione, servono ovviamente investimenti, ma anche politiche adeguate di Ricerca e sviluppo, in cui green economy ed economia funzionino sinergicamente. 

Per quanto concerne la formazione e il cambiamento culturale, si registrano casi di  ‘tecno-fobia’ tra i lavoratori che temono di essere spodestati dal controllo e dalla gestione dei robot e delle macchine. La crescita dell’automazione nelle aziende preoccupa i lavoratori che non essendo stati preparati al cambiamento la conoscono poco e la vedono come una minaccia. Per questo è importante un lavoro, anche nelle aziende, di conoscenza e consapevolezza nei confronti dell’innovazione, e delle sue reali prospettive.

Le paure preconcette incidono – e non positivamente – nella relazione tra il lavoratore e l’ambiente in cui opera. Ad una temuta prospettiva ‘disruptive’ si deve contrapporre una ‘contaminazione’, tra ambiti diversi, ma complementari, con l’intersezione di diverse risorse e forze in grado di portare nuove idee, soluzioni concrete e cambiamento indispensabile per una crescita proficua. Sarebbe auspicabile vedere intervenire, in tempi rapidi, l’Unione europea con 3 azioni concrete pensate ad hoc:

  1. favorire, con misure e strumenti dedicati, la crescita e l’aggiornamento professionale dei lavoratori;
  2. non solo gli asset tecnologici e finanziari, ma anche quelli concernenti le risorse umane formate in maniera adeguata, costituiscono valore e vantaggio competitivo per l’azienda;
  3. incrementare la collaborazione tra istituzioni, formazione e imprese, per disegnare e dare continuità ai processi di crescita.

Con il contributo dell’Intelligenza artificiale, ‘fattore umano’ e ‘Cloud’ si intersecano per digitalizzare le competenze possedute da alcuni e renderle fruibili anche ad altri. Con l’innovazione, consistente nel collegare le macchine della produzione tra loro, e quindi al Cloud (con i suoi dati e la sua capacità di elaborazione), l’Augmented reality porta le potenzialità del Digitale direttamente e concretamente al servizio dell’uomo. 

Farcela nonostante i deficit di competitività

La creazione di valore con il lavoro è una priorità in un Paese che il primo articolo della Costituzione definisce “fondato sul lavoro”, come ha voluto ricordare il Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia concludendo i lavori di World Manufacturing Forum. Porre il lavoro e la questione industriale al centro delle politiche, oltre le valenze economiche, per le evidenti ricadute sociali, significa avviarsi a cogliere un obiettivo importante come l’eliminazione dei divari tra persone, territori e imprese. 

La questione industriale non prescinde dall’idea di paese, di società che va oltre il perimetro nazionale; c’è la volontà di costruire occasioni di lavoro, fondamentali per la coesione del mondo. “Termini come sogno e speranza non devono essere confinati alla sola stagione dell’infanzia”, ha detto il Presidente della Repubblica Mattarella, suggerendo l’idea che si può e si deve crescere in termini professionali, come protagonisti della “rivoluzione industriale”, la 4a: dove il numero 4 è anche il numero dei i fattori della produzione. 

Conoscenza e informazione  sono andate ad aggiungersi a capitale e lavoro. 

Coniugando nuove tecnologie e aggiungendo servizi ai prodotti, Industria 4.0 ribadisce implicitamente la centralità della manifattura (la seconda in Europa nonostante i deficit di competitività che affliggono il paese) capace di ripensare la sostenibilità in chiave trasversale: economica, sociale e ambientale. Con servizi sempre più integrati, dall’atmosfera un po’ nebulosa del “sogno” si staglia nitida la Smart Factory, come organismo vivo che ingloba in sé persone, progetto, pensiero, futuro, comunità. Persone al centro della società e imprese al centro dell’economia. L’industria è la soluzione, non il problema, e la sostenibilità va intesa in chiave trasversale: economica, sociale e ambientale.

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