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Credito d’imposta Formazione 4.0: un’opportunità da cogliere per correre verso la digitalizzazione delle imprese

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Nel 2020 quasi tutte le aziende hanno dovuto, complice la pandemia, intervenire in maniera immediata e tempestiva sul fronte della digitalizzazione per cercare soluzioni (più o meno efficaci) in un momento di grande difficoltà. La crisi economica e sociale che si è scatenata col diffondersi del virus Covid-19 ha spinto moltissime aziende italiane verso una direzione, fino a quel momento, poco conosciuta se non nei settori che fanno dell’innovazione e della digitalizzazione un punto centrale.

Per moltissime imprese italiane dover forzatamente sospendere le proprie attività è servito anche a riflettere e a trattare in maniera diretta l’argomento digitalizzazione come mai capitato prima. Quella che prima era una possibilità è diventata, improvvisamente, una necessità. Si è avviato un processo di digitalizzazione “accelerato” per motivi di forza maggiore: la corsa verso la digitalizzazione sembra essere finalmente iniziata.

In attesa di capire come verrà strutturato definitivamente il Recovery Plan italiano, è doveroso porre l’attenzione su una misura agevolativa già disponibile per le aziende che, nel corso di un anno delicatissimo come il 2020, hanno investito tempo e risorse sulla formazione dei propri dipendenti per quanto su tematiche previste dal piano Industria/Transizione 4.0. Si tratta di uno dei crediti d’imposta in vigore attualmente, a favore delle imprese che hanno effettuato attività formative, anche se effettuate internamente (senza il vincolo, quindi, di affidarsi a formatori esterni all’azienda). Nel caso in cui tali attività siano state commissionate ad un Ente esterno lo stesso deve essere soggetto accreditato per lo svolgimento di attività di formazione finanziata presso la Regione o Provincia autonoma in cui l’impresa ha sede legale o sede operativa.

Possono beneficiare dell’agevolazione tutte le imprese, indipendentemente dalla forma giuridica, dal settore economico in cui operano nonché dal regime contabile adottato, che effettuano spese per la formazione del personale dipendente finalizzate all’acquisizione o al consolidamento delle competenze nelle tecnologie rilevanti per la trasformazione tecnologica e digitale previste dal Piano nazionale Impresa 4.0. Sono escluse dalla fruizione del credito di imposta formazione le imprese non in regola con le normative sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e con gli obblighi di versamento dei contributi previdenziali e assistenziali a favore dei lavoratori.

Gli ambiti previsti dalla normativa sono molteplici e applicabili a tutti i settori di attività che formano il tessuto economico e finanziario del nostro Paese. L’elenco fornito dal Ministero dello Sviluppo Economico spazia, infatti, da tematiche molto tecniche come la prototipazione rapida, i sistemi di visualizzazione realtà aumentata, la robotica avanzata e collaborativa, fino ad ambiti decisamente più “trasversali” come il Cloud, i Big Data, la Cyber Security e l’Internet delle Cose (IOT).

Attualmente la normativa prevede un recupero in percentuale, sotto forma di credito d’imposta, a seconda delle dimensioni aziendali ed in relazione al costo lordo del personale coinvolto nelle attività formative. Per quanto riguarda le piccole imprese l’agevolazione prevede un credito d’imposta del 50% con un limite massimo annuale di 300.000 euro. Limite massimo che scende a 250.000 euro annui per le medie imprese, che potranno recuperare il 40%, e per le grandi imprese che invece potranno recuperare il 30%.

Al fine di poter usufruire di tale agevolazione le imprese saranno tenute a conservare una relazione tecnica contenente il piano formativo, il registro delle presenze, e una certificazione contabile redatta da un soggetto terzo.

È opportuno inoltre ricordare che la norma è stata per fortuna snellita a partire dal 2020, consentendo alle aziende di poter usufruire di questo credito d’imposta senza passare da accordi sindacali (come avveniva fino al 2019).

Tuttavia, su questa misura esistono ancora diversi punti da chiarire: si attende infatti un Decreto Ministeriale che definisca in modo preciso le modalità di comunicazione, gli eventuali modelli da utilizzare per presentare e conservare la documentazione, oltre ad importanti novità circa la possibilità di ammettere le spese relative ai costi degli imprenditori che hanno partecipato ad attività di formazione 4.0.

Inoltre, resta da capire come (e se) verrà inserita la modalità di formazione a distanza ed in remoto che, naturalmente, è stata utilizzata da moltissime aziende i cui dipendenti hanno lavorato spesso in modalità smartworking.

L’auspicio è che le risposte ai punti interrogativi arrivino in fretta, perché la corsa verso la digitalizzazione delle imprese sembra soltanto appena cominciata.

Leonardo Menduni

Arkadia Global Management Advisor

 

Articolo fornito da Arkadia GMA

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