In attesa di capire come e quale sarà la versione definitiva del Recovery Plan italiano, si possono già tracciare e definire i probabili scenari che riguarderanno le imprese del nostro Paese.
L’andamento dell’ultimo anno e mezzo ha inevitabilmente spostato le attenzioni e le priorità delle aziende verso investimenti obbligati per fronteggiare lo stato d’emergenza, indirizzando moltissimi investimenti verso la digitalizzazione delle imprese.
L’ulteriore passaggio dal Piano “Industria 4.0” a “Transizione 4.0” ha accelerato progressivamente questo processo, spingendo notevolmente investimenti orientati a potenziare gli strumenti digitali a disposizione delle imprese. In realtà questa evoluzione ha coinvolto maggiormente il fronte degli investimenti materiali: innalzando le percentuali del credito d’imposta per l’anno in corso, infatti, sono stati incentivati gli investimenti su macchinari e beni strumentali orientati all’interconnessione degli stessi con le reti aziendali.
Dopo le prime bozze del PNRR, sembrava inevitabile un depotenziamento del Piano Transizione 4.0 quantomeno sotto il profilo delle risorse economiche stanziate, leggendo meramente i numeri a disposizione forniti dal Governo e disponibili online. I capitoli riguardanti digitalizzazione e innovazione (e competitività) hanno subito una diminuzione evidente sul piano delle risorse comunitarie; tuttavia, l’Italia ha deciso di affiancare alle risorse europee anche risorse interne sfruttando i fondi rimossi dal Fondo Complementare.
Al di là quindi del puro aspetto numerico ed economico contenuto all’interno del PNRR è facilmente ipotizzabile che il Piano Transizione 4.0 rivestirà un ruolo centrale nei prossimi anni, auspicando una costante ripresa economica. Il disegno del Piano Transizione 4.0 mira a incentivare la trasformazione digitale delle imprese italiane, ed è ipotizzabile che nel corso degli anni possa subire nuovi aggiornamenti volti a migliorarne ulteriormente sia gli effetti che le modalità di accesso. Un primo, seppur piccolo passo, è stato già effettuato sul finire del 2020 “sbloccando” anche gli investimenti in ambito software tra le spese agevolabili.
Inoltre, sempre nel tentativo di favorire questa sorta di rivoluzione digitale, non bisogna dimenticare l’aspetto legato alla formazione in ambito 4.0. Dal 2020, infatti, le aziende, possono usufruire di un sostanzioso credito d’imposta (variabile dal 30 al 50%), con l’obiettivo di preparare i propri dipendenti a questo passaggio, quanto mai necessario, verso la digitalizzazione. Lo strumento infatti consente di recuperare fino al 50% dei costi del personale che ha svolto attività formative anche interne, con l’obiettivo di acquisire conoscenze e nozioni previste dal Piano Transizione 4.0.
Le tematiche principali sono quelle che chiaramente coinvolgono la digitalizzazione e l’integrazione dei processi aziendali, ma anche aspetti puramente tecnici come la cybersecurity o il cloud, ambiti che nelle piccole imprese soprattutto rappresentano ancora un problema per moltissime realtà imprenditoriali.
Un grosso interrogativo, invece, rimane sulle agevolazioni che verranno destinate all’ambito Ricerca & Sviluppo, che aveva già subito un vero e proprio ridimensionamento per il triennio 2020-2022. Le aliquote previste per il Credito d’imposta, infatti, hanno subito un sostanziale taglio per il 2020, a fronte di un successivo innalzamento per il biennio 2021-2022.
Tuttavia, a seguito delle indicazioni che arrivano da Bruxelles, potrebbe essere necessario (o quantomeno auspicabile) un nuovo e corposo aumento delle percentuali e/o delle modalità di accesso a questa misura, favorendo nuovamente le aziende che investono risorse proprie verso la ricerca col fine di favorire conoscenze utili alla collettività.
In questo periodo storico è sempre rischioso fare previsioni, soprattutto sulla base di una situazione totalmente instabile sotto il profilo economico, finanziario e sociale.
Ma è altrettanto vero che un Piano denominato di “ripresa e resilienza” debba partire da punti fondamentali e saldi. Da questo punto di vista è indispensabile pensare ad un ruolo centrale e portante del Piano Transizione 4.0, un pacchetto di misure che ha funzionato discretamente già in questi anni e che, di fatto, rappresenta un’opportunità concreta di cogliere agevolazioni per le imprese italiane.
Il processo verso una sempre più ampia e diffusa digitalizzazione delle imprese, con benefici a cascata su un numero sempre più ampio di persone, dovrà necessariamente rappresentare uno degli assi portanti dei prossimi anni, nonché un obiettivo da centrare quanto prima.
Resta da capire con quali modalità verranno utilizzati i fondi del PNRR e se il Piano Transizione 4.0 subirà nuove modifiche soprattutto in termini di modalità di accesso alle misure e alle agevolazioni che verranno definite e alle risorse che verranno messe a disposizione.
Lo scenario più probabile sembra quello che vedrà i prossimi mesi fondamentali per diradare definitivamente i dubbi e cominciare a vedere con chiarezza come verranno strutturate le misure richieste dall’UE.
L’auspicio è che il Governo possa gradualmente occuparsi in maniera serena della pianificazione e della gestione di queste misure, giovando possibilmente dell’impatto della campagna vaccinale sulla popolazione e sfruttando al meglio i mezzi di cui dispone.
Leonardo Menduni
Arkadia Global Management Advisor
Articolo fornito da Arkadia GMA
Commenta